Giustizia è integrazione

Il dibattito delle ultime ore sul reato di clandestinità o meglio sulla sua possibile abolizione è molto importante, perché tocca due temi indissolubilmente legati. Quelli della giustizia e dell’integrazione degli “stranieri”. Uso questo termine appositamente, perché in esso vorrei comprendere non solo i cittadini extracomunitari, ma anche quelli comunitari, quali ad esempio i romeni, o addirittura i cittadini italiani naturalizzati, o gli zingari. L’altro.
Nei bar e in piazza nel mio comune in questi giorni si parla solo di una cosa: i furti nelle abitazioni. Anche perché nonostante statisticamente siamo molto al di sotto della media provinciale e il 2015 abbia registrato molti meno furti del 2014, gli ultimi due raid in questi primissimi giorni dell’anno hanno sconvolto letteralmente la comunità. Del resto il furto in casa è particolarmente odioso. Sia che tu non sia presente, perché toccano le tue cose più intime, ed eventualmente rubano oggetti molto più importanti per il loro valore affettivo che quello reale. Ti rubano i ricordi, l’anello della nonna che tra tanti nipoti, ha dato proprio a te.
Ed ancor più se sei in casa. Specialmente se sei anziano e già ti senti indifeso proprio perché l’avanzare degli anni ti ha rubato quel ruolo di “difesa” che ancestralmente la società ti chiede. O ancor più se hai figli piccoli.
Ora si può anche spiegare ai cittadini che in termini reali di furto, le banche, sia quelle disoneste che quelle oneste (6€ per accettare un assegno di un’altra banca, o 9€ per un bonifico, o il 10% per il fido in banca) ti sottraggono molto di più. O addirittura lo Stato, ma qui come amministratore pubblico mi fermo…
E che quindi andare a punire il piccolo ladro, povero come e più di te, è sempre perpetuare un sistema sociale capitalista e liberista che favorisce solo i ricchi.
Ma oggi l’impunità di chi commette i reati è l’ostacolo maggiore perché nel nostro paese si formi e rafforzi quella cultura di integrazione necessaria a sostenere i cambiamenti sociali e demografici dei prossimi anni.
Si perché naturalmente i colpevoli vengono additati negli stranieri, e spesso è vero.
E nei non rari casi che vengono presi, la giustizia li rilascia il più delle volte, immediatamente. E li giudica con tempi biblici. Scoraggiando in questo modo naturalmente anche le forze dell’ordine.
Abolire il reato di clandestinità sarebbe solo l’ultima goccia. Bisogna andare esattamente nella direzione contraria.
Accelerare i tempi della giustizia, rendendo certa la pena. Poi, o contemporaneamente, parleremo di rendere le carceri o le pene più umane attraverso soprattutto il lavoro.
E vi dev’essere pure una proporzione e una scala d’importanza tra i reati. Oggi rischia maggiormente la galera un piccolo imprenditore che un ladro!
Il cittadino va difeso sempre e comunque e chi non rispetta le regole di convivenza ed è pericoloso va messo in condizioni di non nuocere.
Questo oggi è il vero passo per costruire insieme e senza paure, ma responsabilmente, la società del futuro, che sarà multietnica.

Mauro Bigi
Sindaco di Vezzano sul Crostolo

 

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