Libia: ancora una guerra giusta?

Di fronte all’ennesima guerra “per la pace”, che e’ un evidente ossimoro, mi trovo, ci troviamo, ancora una volta di fronte al dilemma se questa sia giusta o meno. Come cittadino, come cristiano, come sindaco.
Il tema della guerra giusta è un dibattito antico, legato alla storia dell’uomo moderno. Aristotele ha aperto il dibattito affermando che la guerra fosse giusta solo se “in vista di pace”. Per Cicerone: “Sono ingiuste tutte le guerre scatenate in difetto di motivo legittimo. Nessuna guerra è infatti giusta se non provocata dall’esigenza di vendetta contro il nemico per un torto perpetrato o da quella di cacciata dello stesso invasore dai confini del territorio statale.” Poi Sant’Agostino concepì la teoria della guerra giusta come un insieme di condizioni necessarie che servivano nel loro insieme a rendere la guerra moralmente accettabile in alcuni casi piuttosto che assolutamente inaccettabile. E così fino ai giorni nostri quando secondo Norberto Bobbio giusta è ogni guerra atta a realizzare la “pace positiva”, consistente nella situazione di dominio della giustizia e sussistenza di benessere sociale diffuso ed omogeneo. Ora senza potermi addentrare troppo nel tema per evidente carenze personali filosofiche e per motivi di spazio, vorrei sottolineare, come del resto ha fatto nelle sue ultime opere Emanuele Severino, che la soluzione al mio, al nostro quesito stia allora nel secondo termine: “giusta”.
E allora possiamo dire oggi, viste le premesse e le riflessioni, dell’intervento armato contro il governo libico di alcuni paesi sotto l’egida dell’ONU che si tratti di una guerra giusta? No, non è una guerra giusta.
Non ci troviamo di fronte all’invasione di una nazione contro un’altra, come quando l’Iraq invase il Kuwait. Non siamo di fronte a genocidi come nell’ex-Yugoslavia. Non c’è un progetto demoniaco come era il nazismo di Hitler.
Siamo ”semplicemente” di fronte alla repressione brutale da parte di un governo illegittimo, se così vogliamo intendere i governi non eletti democraticamente, verso il suo popolo. Ora se l’ONU dovesse intraprendere, o comunque dare il via libera, a guerre giuste tutte le volte che si dovesse presentare quest’occasione, è chiaro che avremmo l’apertura di un conflitto al giorno. A partire dalla Cina, per citare il caso più eclatante, quando soppresse con la violenza i moti di Tiannmen. Quanti furono i morti e le violenze allora? Più o meno di quelle della Libia di questi giorni? Si potrebbe obiettare che erano 20 anni fa. Ma se succedesse domattina il mondo si comporterebbe diversamente da allora? No, non credo.
La verità è che a partire da principi anche giusti, si fanno norme da applicare solo ai più deboli, mai ai più forti. E nei casi che di volta in volta, per lo più per interessi economici, i forti scelgono. Ci sono altre situazioni che in questi anni, in questi mesi erano e sono similari. L’ONU ha forse detto o fatto qualcosa? No. Ce la prendiamo oggi con lo sfigato di turno, il Saddam Hussein del Mediterraneo, l’anello debole della catena dei governi, tra cui molti mediorientali, ingiusti. Colpirne uno, quello più debole, per educarne cento, sembra essere la filosofia tornata di moda dell’ONU.
Ora che Gheddafi fosse un dittatore, lo sapevamo da tempo. E non abbiamo fatto nulla, per non dico rimuoverlo, ma anche solo per incidere sulla sua politica interna. Anzi lo abbiamo accolto, riverito, omaggiato, in Italia e in Europa, come nel suo paese, fino a pochi mesi fa. Non c’erano problemi ieri? Nessuno pensava che se mai ci fosse stata una ribellione nei suoi confronti, non si sarebbe comportato come oggi? Pensavamo che al primo sussulto avrebbe fatto le valigie?
Che ipocrisia. E così ci troviamo di fronte ancora una volta ad una guerra ingiusta. Moriranno ancora una volta degli innocenti, da una parte all’altra. Alla caduta del governo Gheddafi non credo assisteremo, anche se me lo auguro, alla nascita di un governo democratico stile europeo. Ho paura di una situazione tipo Iraq, o Somalia o Afghanistan. O nella migliore delle ipotesi, alla nascita di un novello Gheddafi, ma un po’ più rispettabile.
Cosa si poteva fare? Come per tutte le malattie, è meglio prevenire che curare. E quindi partendo per tempo avremmo potuto evitare l’ennesima e inutile e ingiusta strage. Ma oggi, mi chiedo, mi si chiederà, con già i morti nelle strade e gli insorti bombardati?
Semplice. Bastava che l’ONU, invitando alla tavola tutti i paesi che acquistano petrolio dalla Libia, decretasse l’embargo totale, sia in entrata che in uscita, di tutte le risorse. E Gheddafi, o meglio i suoi, sarebbero addivenuti a più miti consigli. In pochi giorni. Dire ad un paese che da domani mattina le tue frontiere sono completamente chiuse, e dirlo ad un paese esportatore di petrolio, è un ultimatum più spaventoso addirittura della guerra. Naturalmente se si è certi, da una parte e dall’altra, che non si tratti di un bluff….
Ma non l’hanno fatto. Perché ancora una volta ci troviamo di fronte ad una guerra per il petrolio. Avete visto i francesi come sono stati veloci? Non vogliono farsi fregare come in Iraq, dove tutti i contratti legati al petrolio e per la ricostruzione li gestiscono gli USA. Questa volta toccherà a loro, che per primi sono scesi in campo. Ci mancava solo la Carlà in versione Giovanna d’Arco!!
E’ sempre un problema di soldi, di potere economico.
La giustizia è un’altra cosa.

                                                                                                                                                              Mauro Bigi – Sindaco di Vezzano sul Crostolo (RE)